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Adolesco

13 settembre 2013

Bellezza. La bellezza che nutre, la bellezza ambita, la bellezza che eleva, la bellezza necessaria per sentire il flusso del vivere.
La bellezza. Il bello.
Il due che è imperfezione, l’Uno che è il divino.
Che bellezza!
Un tuffo li dentro in quell’angolo in cui tutto questo è intatto, protetto e conservato dallo stupore, dal senso di onnipotenza, dal fiato che entra pieno e riempie tutto il corpo, non solo i polmoni.
Arrivo a Modena prima del previsto. Meraviglioso.
Trovo un parcheggio libero, all’ombra e vicino al centro.
Mi avvio spedita.
Sarei felice anche solo di sentire le domande, di sentir parlare dell’argomento: il Simposio di Platone, lezione di Giovanni Reale.
E invece sta ancora parlando, sta introducendo l’intervento di Aristofane.
Platone è in grado di imitare gli uomini del suo tempo, il loro linguaggio, il loro pensiero. Li rappresenta in modo credibile.
Aristofane è uno scrittore di commedie, ha un modo comico di esprimersi. Ma, utilizzando il linguaggio di Aristofane, Platone esprime il suo proprio pensiero.
I generi erano tre: uomo, donna, androgino, descritti in modo buffo: due teste, quattro gambe, quattro braccia.
Reale si sofferma a lungo sul l’esposizione di Aristofane. Ricordo anche qualcun altro che si fermava nella lettura del Simposio: che pizza!
Ma non sarà che anche Reale chiude l’interpretazione del Simposio su questo…
E un attore filosofo, che sembra Bruno nel modo di leggere, è bravo, ma Bruno è più bravo, ma come sarebbe bello ascoltare la lettura del Simposio fatta da Bruno, un attore filosofo legge tutta la parte di Aristofane.
E poi arriva Agatone. Agatone è un poeta e: nessuno di voi convenuti ha detto chi è Eros, allora lo dico io. Eros è bellissimo, meravigliosissimo, splendidissimo. Ma non dice chi sia.
E finalmente arriva il turno di Socrate: no, io non parlo, me ne vado.
Me ne vado perché se parlassi dovrei confutarvi tutti.
E inventa Diotima, la sacerdotessa, che lo persuade che Eros non è un dio bensì un demone che sta a metà fra il mondo degli uomini e quello divino.
Durante la festa per la nascita di Afrodite, dea della bellezza, Penia, la mancanza, la necessità, avvicina Poros, l’espediente e giace con lui. Dall’unione nasce Eros che è un demone che mette in contatto gli uomini col divino e che non è bello perché sente la mancanza, la necessità del bello e cerca espedienti per raggiungerlo.

Oggi Reale ha detto che Eros è un demone che agisce in verticale, spingendo l’uomo alla ricerca del bello e del divino e in orizzontale, ma non mi è chiarissimo in che senso. Nella ricerca di ciò che manca anche fra gli umani?
La tensione verso la bellezza è tensione verso la trascendenza. Attraverso il bello ed il Sublime si giunge alla conoscenza dell’assoluto.
Ha parlato di assoluto Platone? O di conoscenza? O di conoscenza del divino?
So che quando ha parlato di estasi e di ricerca e contemplazione del bello, ho sentito un’antica sensazione fisica che nella mia memoria immaginaria corrisponde all’adolescenza. All’adolescenza come momento di scoperta e di entusiasmo, nutriente ed appagante e assoluta.
Evviva Platone

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